“REVELIO!”
Vi scrivo da fan di Harry Potter della prima ora, uno di quelli che ha vissuto il fenomeno in pieno e che ha accompagnato la mia crescita in quanto coetaneo dei protagonisti. Ricordo quei romanzi – letti più e più volte – portati in giro ovunque pur di non volermi staccare da quel mondo, per poi arrivare ai film visti sempre al cinema con un gruppo di amici e che, ogni volta, mi portavano ad essere “l’Hermione” della situazione e che commentavo con “Non hanno messo questo e quello come nel libro. Io l’ho letto!”. Ricordo con particolare affetto anche i videogiochi tie-in, esperienze non del tutto completamente riuscite, ma capaci – soprattutto i due adattamenti umoristici targati LEGO – di catapultarmi nuovamente nell’universo magico targato J.K. Rowling. Una magia che, purtroppo, ho iniziato ad avvertire sempre meno negli ultimi lungometraggi per colpa di una fotografia spenta, una regia anonima e una storia (mi riferisco a te, spin-off “Animali Fantastici”) completamente priva di mordente. Capirete dunque il perché io abbia seguito il progetto Hogwarts Legacy con un misto di entusiasmo e preoccupazione; sarà riuscita Avalanche Software a realizzare il videogioco che gli appassionati del Wizarding World stavano aspettando?
Siamo alla fine del 1800, circa un secolo prima rispetto all’inizio delle avventure di Harry Potter, e nel mondo magico iniziano a scoppiare rivolte da parte dei Goblin. Nel frattempo, scopriamo che tra i nuovi studenti ad Hogwarts ce n’è uno particolare: il (o la) protagonista – per qualche strano motivo – non ha mai manifestato i propri poteri fino a quel momento e, in via del tutto eccezionale, è stato dunque ammesso a scuola direttamente al quinto anno. Per appianare le sue lacune viene dunque affiancato dal professore di Teoria della Magia Eleazar Fig che, durante l’addestramento, scopre che il ragazzo possiede un talento che si credeva perduto da quattro secoli: la Magia Antica, un potere bramato dal leader dei Goblin rivoltosi Ranrok e da un gruppo di maghi oscuri mercenari – gli Ashwinder – capeggiati da Victor Rookwood. Quella di Hogwarts Legacy è una storia semplice e lineare nella sua accezione più positiva del termine e, per la sua ventina di ore, vi saprà coinvolgere anche grazie a dei riferimenti che è possibile cogliere solamente se avete letto i libri e visto i film.
La vera protagonista è però Hogwarts. Dopo aver personalizzato l’aspetto del vostro alter ego ed essere stati smistati nella vostra Casa (è possibile importare il risultato del vostro test, anche quello della bacchetta, fatto su WizardingWorld.com collegando il proprio profilo) vi troverete ad esplorare il castello e subito ci si rende conto della sbalorditiva direzione artistica e di come Avalanche abbia lavorato incredibilmente bene nel realizzare una scuola viva, ricca di dettagli, magica; non solo sono presenti le scale che si muovono, i fantasmi, le armature, i quadri parlanti e tutto quello che possiate immaginare, ma il team si è preso anche la libertà creativa di impreziosirla con zone che non avevamo mai visto. E c’è di più: determinati punti chiave dell’avventura segneranno il passaggio di stagione e, sebbene si tratti solamente di una modifica estetica e che non inficia per nulla il gameplay, è bello notare come, per esempio, le decorazioni natalizie e di Halloween contribuiscano ad aumentare ancora di più l’atmosfera. A far da sfondo a tutto questo ci pensa una colonna sonora eccezionale che ci accompagnerà per tutta la durata dell’avventura e che si rifà alle note iconiche di quella composta in originale da John Williams.
È bene tuttavia evidenziare il fatto che Hogwarts Legacy non sia (e non è mai stato presentato come tale) un simulatore scolastico, come in molti erroneamente si attendevano. Il videogioco di Avalanche è un open world action con elementi da gioco di ruolo, purtroppo – come vedremo in seguito – non tutti completamente a fuoco. È possibile prendere parte alle lezioni per imparare nuovi incantesimi e preparare pozioni ed è possibile socializzare con alcuni compagni. A tal proposito, è presente un sistema di scelte morali che però non hanno alcun impatto sulla trama, ad eccezione di quelle compiute verso la fine; si possono persino apprendere le arti oscure e scagliare Maledizioni Senza Perdono a destra e a manca senza particolari ripercussioni. Sebbene alcune missioni secondarie – soprattutto quelle all’interno della scuola e ad Hogsmeade – siano effettivamente ben riuscite, Hogwarts Legacy è un open world di tipo quantitativo: le highlands scozzesi percorribili anche in volo (che sia in sella ad una scopa, di un ippogrifo o di un thestral) risultano prive di mordente e ricolme di punti di interesse da rimuovere dalla mappa: avamposti da conquistare, dungeon da esplorare, enigmi da risolvere, una miriade di collezionabili… insomma, una struttura che abbiamo imparato a conoscere in altri prodotti e che avremmo preferito fosse caratterizzata da una maggior varietà, ma è pur vero che un fan accanito del Wizarding World riuscirà a chiudere un occhio proprio per il fatto di trovarsi in quel mondo.
La più grande delusione è però rappresentata dagli equipaggiamenti. Tra le innumerevoli ricompense degli incarichi e i loot ottenuti grazie all’esplorazione ne troverete davvero troppi e, paradossalmente, ad una certa non ne potrete più di continuare a sostituirli; essendo basato sui livelli, infatti, il vostro equipaggiamento scelto sarà sempre quello con il numero più alto, non importa quale sia la sua rarità. Oltretutto l’inventario non è molto capiente e vi troverete spesso ad essere costretti a vendere il superfluo per svuotarlo.
Per fortuna il sistema di combattimento funziona ed è molto più dinamico e divertente del previsto e la sua unica pecca è quella di avere una poca varietà di nemici che puntano più sul numero che sulla complessità degli scontri. Suddivisi per colore, avremo a disposizione set di incantesimi – dai più semplici ai più avanzati – da concatenare e scagliare contro i nostri avversari, i quali potrebbero essere immuni ad una particolare tipologia. Sarà importante prestare bene attenzione agli indicatori a schermo per capire quando difenderci, schivare e contrattaccare e, al momento opportuno, fare affidamento alla Magia Antica per sfruttare elementi dello scenario e sferrare potenti attacchi speciali; non manca poi la possibilità di portare con sé pozioni utili a recuperare energia o a fornire status e le piante, come le Mandragole, per stordire i nemici.
Conclude il pacchetto la Stanza delle Necessità, un luogo dove allevare le creature magiche catturate in giro per il mondo e da arredare a proprio piacimento. Qui è possibile anche migliorare il proprio equipaggiamento e craftare pozioni e piante, tutte cose ottenibili anche solo esplorando o visitando i negozi di Hogsmeade. Insomma, tutto sommato si tratta più di un elemento extra volto ad aumentare la longevità del titolo piuttosto che ad un qualcosa realmente integrato nel gameplay.
Dal punto di vista tecnico, Hogwarts Legacy paga il fatto di essere una produzione cross-generazionale. Se da un lato Hogwarts risulta artisticamente bellissima, lo stesso non si può dire per le highlands e della resa visiva dei personaggi, fin troppo standardizzati e privi di dettagli, elemento che si nota soprattutto nella – discutibile e piatta – scelta registica del campo e contro-campo di quando vengono accettate missioni da parte di qualcuno. Non manca qualche glitch ed effetto pop-in che ci auguriamo vengano limati con aggiornamenti futuri, ma nulla che impatti negativamente l’esperienza. Assenti quasi del tutto anche i tempi di caricamento che vengono mascherati abbastanza bene, tranne per quanto riguarda i dungeon più complessi. Per la gioia di molti è presente anche il doppiaggio in italiano che è di buon livello (consiglio però di giocarlo in inglese) durante la storia, ma cala leggermente di qualità negli incarichi secondari.
Hogwarts Legacy è semplicemente il videogioco che i fan stavano aspettando ed è la dimostrazione che il Wizarding World, oltre alla saga di Harry Potter, abbia ancora qualcosa di interessante da raccontare. La sua trama semplice e coinvolgente e il suo sistema di combattimento dinamico e divertente sapranno immergervi in un mondo che avete sempre sognato e che è stato riprodotto con amore e passione dagli sviluppatori; se da un lato abbiamo una Hogwarts ricca di particolari e una colonna sonora eccellente, dall’altro abbiamo delle anonime e vuote highlands ed elementi da gioco di ruolo non particolarmente riusciti, soprattutto equipaggiamenti poco interessanti e quantitativamente eccessivi ed incarichi secondari che tendono a ripetersi. Rimane il fatto che quello realizzato da Avalanche sia un prodotto pienamente a fuoco e sono convinto che sia una perfetta base da cui partire e da affinare in eventuali capitoli successivi.
Il Buono
- Hogwarts è artisticamente splendida.
- Sistema di combattimento dinamico e divertente.
- Storia semplice, ma interessante.
- Colonna sonora da film.
Il Cattivo
- Troppi equipaggiamenti legati al livello fanno perdere il senso di meraviglia e scoperta dell’esplorazione.
- Highlands vuote con attività che tendono a ripetersi.