Pochi giorni prima dell’uscita ufficiale di Lies of P mi trovavo a Porto, nella Livreria Lello, definita da molti come la libreria più bella al mondo. Tra gli scaffali, libri di vario genere e lingue. Alla ricerca di un volume in italiano, i miei occhi si sono soffermati su Le Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, pseudonimo di Lorenzini, nell’immaginario collettivo considerato come un simbolo atemporale dell’infanzia, tant’è che nelle scuole primarie è una delle opere principalmente utilizzate a scopo didattico. Citando il trafiletto in copertina, il filosofo Benedetto Croce affermò che il legno da cui Pinocchio fu scolpito era quello dell’umanità stessa. Mi piace pensare che il team sudcoreano Neowiz nella creazione di Lies of P si sia ispirato proprio a questa chiave di lettura, tirando fuori un’opera videoludica che unisce una fiaba per bambini ad una ambientazione gotica steampunk alla Bloodborne, nonché elementi fantascientifici post-apocalittici.
Krat. I burattini si sono ribellati al grande patto gettando nel panico la città e decimando la popolazione. Pinocchio si sveglia nel vagone di un treno e raggiungerà l’hotel, hub centrale del gioco, dove incontrerà Sophia, donna dai capelli turchini, che lo implorerà di salvare il suo creatore, Geppetto. In compagnia di Gemini, un grillo rinchiuso in una lanterna, parte per la missione che lo porterà a scontrarsi non solo con altri burattini in rivolta, ma anche con i Persecutori e con gli Alchimisti. Questi ultimi sono gli unici a essere a conoscenza di una possibile cura per il Morbo Pietrificante, altra piaga che affligge Krat, che trasforma gli umani in mostri. Pinocchio, quindi, dovrà affrontare una serie di scelte e situazioni al limite dell’etica e della morale per plasmare il proprio destino e decidere le sorti di Krat.
Il debutto di Lies of P ha sicuramente un sapore di déjà-vu, soprattutto nelle fasi iniziali dove backstab e parry fanno da padroni della scena. Ma basta veramente poco per addentrarsi nel reale gameplay del titolo, che, per quanto possa avere dei richiami ai vari Dark Souls, Bloodborne e Sekiro, ha una sua personalità. Oltre alle classiche armi di vario tipo da impugnare potenziabili presso Eugenie, avremo a disposizione il braccio a Legione, disponibile in varie tipologie, e i classici oggetti da lancio e speciali che permettono di impregnare l’arma con un elemento. Ma non solo, a nostra disposizione ci saranno anche una mola, che temporaneamente garantirà un potere speciale all’arma, scambiabile dall’eccentrico Lorenzini Venigni, e il cubo contenente la pietra dei desideri, un consumabile che garantirà un boost o di P o dello spettro, fedele e imprescindibile amico evocabile contro la maggior parte dei boss.
Per quanto il gameplay possa sembrare articolato e complesso, in realtà il gioco può risultare, per almeno tre quarti, molto fluido per coloro che hanno dimestichezza con i soulslike. Un difetto che si porta dietro è sicuramente quello di avere una difficoltà che si alza vertiginosamente verso la fine, sia per quanto riguarda i nemici che i boss. Così come troppo spesso sembra che questi non siano dotati di vigore, ma attaccano furiosamente e senza sosta, in maniera poco ragionata. Il comparto nemici, inoltre, è vario, ma poco variegato al netto di un gioco che porta via più di trenta ore per completare la prima run. Tuttavia, i nemici risultano molto ispirati da un punto di vista del design, anche se gli stalker hanno più di un richiamo ai mutanti presenti in The Last of Us. Ognuno di essi presenta un moveset unico e durante le boss fight non mancheranno vari tentativi di studio che culmineranno con la dipartita di P. Con un po’ di pratica si alzerà anche il vostro livello di confidenza con parry e schivata, rendendo gli scontri sempre più agibili e poco dipendenti dal sistema di livellamento. I middle boss, i boss e gli NPC sono quasi tutti personaggi della fiaba di Pinocchio, seppur con nomi differenti, ed è molto appagante ricercarne le similitudini o indizi per scovarne la reale identità.
Il sistema di potenziamento è duplice. Da un lato abbiamo l’Ergo, ottenibile dall’uccisione dei nemici e che idealmente racchiude l’essenza dell’umanità stessa, spendibile presso gli Stargazer o Sophia. Dall’altro nel corso della nostra avventura, concludendo missioni secondarie, esplorando o sconfiggendo alcuni middle-boss, sarà possibile ottenere del quarzo, in quantità limitata per ogni run, che verrà utilizzato nella stanza di Geppetto per potenziare l’Organo-P. Ciascuna abilità sbloccabile richiederà due o più quarzi e conferirà al personaggio caratteristiche uniche e personalizzabili. Infatti, non segue uno schema lineare, ma ciascun giocatore in base alla build che vuole costruire o alle proprie caratteristiche, potrà scegliere come plasmare il proprio P.
Il level design è sicuramente il fiore all’occhiello di questo titolo. L’Hotel Krat può essere considerato come l’hub centrale intorno al quale si sviluppa l’intera storia, come il Santuario del Legame di Fuoco di Dark Souls. L’atmosfera steampunk ricorda molto Bloodborne, ma ha una propria personalità. Nella parte finale ci sposteremo in un’altra area, probabilmente la parte meno riuscita del titolo. Non solo si abbassa il ritmo di gioco, ma anche l’area risulta meno ispirata. Nonostante ciò, in sottofondo ci sarà una colonna sonora che, impressa nella mente, ci accompagnerà per moltissime ore. I personaggi secondari offrono tutti delle quest che è quasi doveroso portare a termine. Inoltre, fedele alla propria natura, il videogiocatore sarà l’artefice del proprio destino, decidendo se dire la verità e, quindi, comportarsi come un vero burattino, o mentire, avvicinandosi a quella che è l’indole umana. Le nostre scelte saranno così fondamentali nel determinale il destino di P e dell’umanità stessa, garantendo più finali che ne aumentano la rigiocabilità. D’altronde una seconda run con scelte differenti è quasi imprescindibile. A differenza dei souls, la Lore è molto più netta e poco lasciata ad interpretazione.
Le Avventure di Pinocchio vengono letteralmente catapultate nella gotica e tenebrosa Krat, dove attraverso il nostro P intraprenderemo un viaggio finalizzato ad ottenere la tanto reclamata “umanità”, ma a caro prezzo, con riflessioni sull’uomo e la sua esistenza molto più filosofiche e moderne rispetto all’opera originale di Collodi. A differenza di quello che si è percepito fin dal lancio, Lies of P non è affatto un clone di Bloodborne, ma è un’opera videoludica che con personalità si pone con prepotenza nel genere soulslike. È sicuramente il titolo non From Software più riuscito. Il level design raggiunge vette elevatissime, seppur calando nel finale. Il gameplay fornisce ampio divertimento per gli amanti del genere. Disponibile al lancio, titolo imperdibile per i possessori del Game Pass. Per tutti gli altri, caldamente consigliato.
Il Buono
- Il level design è il fiore all’occhiello di questo titolo
- Gameplay soulslike, ma con personalità
- Le Avventure di Pinocchio con una Lore inedita
- Longevità ed elevata rigiocabilità
Il Cattivo
- Piccolo calo di ritmo e ispirazione nel finale
- Poca varietà nei nemici
- Difficoltà sbilanciata nelle ultime battute del gioco