È incredibile come il mio ritorno nella grande famiglia di Console Planet Network vada a coincidere con la recensione di quello che Bethesda considera l’Interstellar delle opere videoludiche, Starfield, una space opera diretta da Todd Howard che intreccerà nella sua trama teologia, multiversi, nonché un viaggio alla scoperta del reale significato dell’universo stesso. Etichettata come la killer app di Xbox Series X, Starfield non ha goduto di uno sviluppo lineare, sia per per l’acquisizione del team da parte di Microsoft, sia per la pandemia che, speriamo, esserci messi definitivamente alle spalle. Ricordiamo ancora le immagini mostrate in esclusiva alla Gamescom di Colonia che non hanno fatto altro che incrementare l’hype per Starfield. A distanza di un mese, ora che siamo giunti alla definitiva conclusione del nostro viaggio, l’opera di Bethesda sarà riuscita a mantenere quelle aspettative che si erano create?
Nel prologo vestiremo i panni di un minatore che, in seguito all’estrazione di un artefatto misterioso, sarà colto da alcune visioni che ne causeranno la perdita di coscienza. Al vostro risveglio sarete attaccanti da un gruppo di spazianti all’inseguimento del benefattore della spedizione mineraria, Barret. Superato questo ostacolo, verrete reclutati dallo stesso per recarvi sul pianeta Jemison, nel sistema Alpha Centauri, in particolare nella Loggia in Nuova Atlantide, vero e proprio quartiere generale di Constellation, società coinvolta nel recupero e nello studio di questi manufatti, dove vi attenderà la leader Sarah Morgan per proporvi di unirvi al gruppo di esploratori per ritrovare i frammenti rimanenti custoditi nell’armilla. Sarà questo l’incipit che proietterà il protagonista all’interno di un immenso universo futuristico plasmato da fazioni, guerre coloniali, invasioni di specie aliene, entità mistiche, battaglie stellari che fanno da sfondo a quello che è il vero tema dell’opera, ovvero il viaggio che vi porterà a rivelazioni e riflessioni su quello che è il senso dell’esistenza stessa dell’uomo.
Le prime ore di gioco saranno di assestamento, strutturate in modo tale da rompere il ghiaccio con tutte le principali meccaniche dell’opera, che, di primo acchito, sembreranno troppe e confuse. Ma non bisogna disperarsi, con il tempo sarà possibile padroneggiarle tutte. Un mix di generi in pieno stile Bethesda, un mélange di Skyrim e Fallout ambientati nello spazio, con tutti i pregi e i difetti tipici del genere. Sicuramente alcuni caricamenti lunghi, soprattutto nelle prime fasi della versione console e con PC di fascia media, non riescono a passare in secondo piano, dettati sicuramente dalla vastità del titolo che non permette, con le tecnologie attuali, di ottimizzare l’opera. Sembrerà quasi di abusare del fast travel tra i pianeti, senza godersi minimamente l’esplorazione. Col passare del tempo questo dettaglio viene un po’ meno, ma sicuramente è un difetto che si trascina il titolo. Ragionando in un’ottica realistica, è anche verosimile approfittare della meccanica, poiché i viaggi spaziali richiederebbero ore di volo, come è giusto che sia.
Da un punto di vista stilistico e scenografico, Starfield risulta essere impeccabile. Grazie alla collaborazione con la NASA, è stata creata una mappa stellare che vanta centoventi sistemi solari con centinaia di pianeti esplorabili. Ciascun pianeta, tra i più conosciuti a quelli di cui sappiamo solo dell’esistenza, rispetta una determinata fisica con un’atmosfera ben definita composta da differenti elementi chimici organici e inorganici che la caratterizzano. Potrebbe sollevarsi la critica di avere tanti pianeti per lo più vuoti e con poche aree esplorabili e, per quanto condivisibile, bisogna riflettere che il gioco è ambientato nel 2330 e l’uomo ha abbandonato la terra meno di duecento anni prima, stando alla narrazione, pertanto, per quanto la tecnologia del gravisalto abbia permesso all’uomo di raggiungere i confini dell’universo, è altrettanto inverosimile che in meno di duecento anni sia riuscito a colonizzare e costruire metropoli in tutti i sistemi solari, soprattutto quelli con le atmosfere più difficili. Infatti, nell’opera sono presenti solo pochi aggregati metropolitani principali, li dove l’uomo è riuscito a insediarsi grazie a delle condizioni di vita favorevoli. Ragionando in questi termini, la scelta di Bethesda può trovare una validissima giustificazione. Se poi si ragiona in termini scientifici, è apprezzabile notare l’alternanza giorno-notte nei pianeti in base ai movimenti dei principali corpi celesti che possono essere monitorati nella mappa e che rendono estreme le condizioni di vita, nonché la differenza tra le ore terrestri e quelle del pianeta esplorato.
Ritornando allo stile sci-fi del gioco, oltre alle ambientazioni altamente futuristiche, bisogna notare anche la cura dei dettagli che Bethesda ha avuto nelle astronavi. Ciascuna di esse è altamente personalizzabile sia nell’esterno che, soprattutto, all’interno. Nelle modifiche bisogna rispettare la fisica dei mezzi e, ingegneristicamente, tali personalizzazioni possono essere approcciate sia in maniera superficiale, sia in maniera ragionata e complessa. Allo stesso modo nei vari pianeti sarà possibile creare degli avamposti che daranno vita a possibilità di grinding infinite che spaziano dall’estrazione di minerali, alla crescita delle piante, fino addirittura ad allevare specie proprie del pianeta. Il tutto rispettando sempre leggi fisiche e chimiche, ovvero l’avamposto deve essere alimentato da energia o deve essere costruito su una falda acquifera, quasi ispirato all’opera di Andy Weir, L’uomo di Marte, libro da cui fu tratto il più famoso film con protagonista Matt Damon.
È quasi impossibile accennare alla trama e all’excursus del protagonista senza fare un minimo spoiler, per questo ci limiteremo a quanto descritto precedentemente. È utile sottolineare, tuttavia, come la trama principale goda di un’ottima scrittura che porterà ad una vera e propria crescita spirituale, ma non solo, del personaggio. Saranno presenti anche le solite scelte che vi faranno protendere in diverse direzioni, ma a differenza dei titoli del passato c’è la sensazione che in ogni caso si vada sempre verso una direzione obbligata. Tuttavia, la trama è solo una percentuale minima dell’intero gioco. Al di la delle possibilità di farming, grinding, crafting, loot, che sono davvero infinite, non mancheranno anche le quest secondarie con le classiche gilde, che qui sono chiamate fazioni, cosi come potrete decidere di comportarvi da bravi cittadini con senso morale come The Good Sheperd o borseggiare e contrabbandare come i peggiori reietti. Da ricordare come il vostro comportamento possa influenzare le romance con i vari personaggi e quanto queste siano veramente ben scritte e valga la pena viverle, seppur le attività richieste per affrontarle possano sembrare ridondanti.
Ma non è tutto oro quel che luccica. Il grande universo creato dal team ad un certo punto collima inevitabilmente con lo stile e le meccaniche tipiche di Bethesda, con i suoi pregi e difetti. Seppur dalla mimica faciale finalmente traspaiono le emozioni dei personaggi, è altrettanto vero che a differenza di altri titoli ogni personaggio è molto meno caratterizzato. Il protagonista, con la solita opportunità del cambio della telecamera in prima persona e terza persona, non gode di una fluidità nei movimenti che siamo abituati a vedere nei titoli di questa generazione e sembra ferma ai fasti di Skyrim che sulle sue spalle ha ormai oltre una decade, cosi come le fasi stealth sono molto incerte. Sufficiente, invece, la gestione dei salti e del jet pack. Menzione a parte per il comparto armi. Dal punto di vista stilistico, nulla da recriminare per quantità e qualità. Per le armi bianche, vale lo stesso discorso fatto qualche periodo fa: poca fluidità e meccaniche troppo datate. Il lato shooting, invece, è in chiaro scuro: da un lato abbiamo una rosa di armi classiche tipiche dei titoli fps che godono di una grande lavoro da parte del team e che sono molto appaganti e divertenti nell’utilizzo. Dall’altro abbiamo una serie di armi, laser o pistole, che non godono di un ottimo feedback nello shooting.
Oltre alle armi, Starfield presenta un’ampia gamma di tute spaziali, caschi, vestiti e zaini corrispettivi dei classici componenti dell’equipaggiamento. Anche in questo caso, un difetto è la non possibilità di switchare tra i vari vestiari in base all’atmosfera del pianeta esplorato. L’albero delle abilità è abbastanza classico e per avanzare di grado servirà compiere delle semplici azioni cui Bethesda ci ha abituato negli anni, borseggiare, scassinare serrature, compiere kill con le varie armi, creare oggetti. Graficamente Starfield è molto dipendente dalla macchina con cui lo si riproduce. I Computer di fascia alta sono sicuramente quelli che godono al massimo delle prestazioni del titolo, ma anche su Xbox Series X con un televisore di alta fascia il titolo non sfigura. Purtroppo perde colpi su tutte le altre piattaforme e in streaming. Menzione speciale per il comparto sonoro che si dimostra di altissima qualità, così come la colonna sonora di ottima fattura.
In conclusione, possiamo affermare che Starfield è un titolo altamente divisivo, come lo è stato Death Stranding. È un’opera talmente vasta che infonde nel fruitore un senso di smarrimento. Ha abbastanza attività da garantire centinaia di ore di intrattenimento, ma al netto non riesce ad eccellere in tutto. L’ottima scrittura e le stupende ambientazioni futuristiche, nonché l’impegno nel rendere accessibile un intero universo, si scontrano inevitabilmente con le peculiarità tipiche dei titoli Bethesda. Il giudizio finale è molto soggettivo e dipende da quanta importanza il videogiocatore da a pregi e difetti. Ragionando da conscious gamer bisogna avere l’onestà intellettuale di riconoscere che è un titolo di una tale portata che mostra comunque una qualità sopra la media e non può essere paragonato a un Cyberpunk al lancio, così come si spera il supporto sia costante come lo è stato con Skyrim. Starfield è un capolavoro? Probabilmente no, ma il nostro consiglio è sicuramente quello di rilassarsi, sedersi nella cabina di pilotaggio e godersi il viaggio.
Il Buono
- Un universo intero da esplorare che garantisce centinaia di ore di gioco
- Scrittura impeccabile, sia per quanto riguarda la trama principale che le quest secondarie
- Scenografia, fotografia e cura nei dettagli di altissima qualità
- Sistemi di grinding e crafting ragionati per gli amanti del genere
Il Cattivo
- Spesso si abuserà del fast travel
- Meccaniche in stile Bethesda un po' datate
- Shooting e sistema di combattimento a tratti incerti