Poche storie: i giochi firmati Suda51 sono proprio strani. Sono talmente strani, a dirla tutta, che li si può riconoscere al volo. Ce ne siamo già accorti ai tempi della pubblicazione di killer 7 su GameCube, naturalmente, e ne abbiamo avuto un ulteriore conferma quando è uscito No More Heroes, un gioco d'azione (e un picchiuaduro) selvatico, volgare e volentissimo. In Desperate Struggle, ci si trova alle prese con un'avventura tutta "rotta": la regia virtuale è sul delirante andante, i modelli poligonali risultano spesso grezzissimi, i filmati perdono colpi, rallentano all'improvviso e pio ripartono come niente fosse. E tanto per gradire, Suda51 per mettere in scena questa folle missione vendicativa ha pensato bene di usare un filtro grafico sporchissimo, quasi lercio, che rimanda ai primi film di arti marziali di Bruce Lee, per più registrati su una VHS usatissima e fatta girare su un videoregistratore scassato. No More Heroes 2: Desperate Struggle, insomma, a tratti quasi non si può vedere. In compenso, però, sotto il profilo dello stile è due o tre passi avanti rispetto a tutto il resto.
Sono passati tre anni da quando Travis ha conquistato combattimento dopo combattimento la testa della classifica UUA, un'associazione clandestina che si occupa di tenere ben organizzata la classifica dei più feroci killer di Santa Destroy. Santa Destroy, già, fuori dal tempo che, novantanove su cento, è nata da una costola di Calexico, un'altra prigione a cielo aperto sistemata sul confine tra California e Messico. Travis Touchdown in questi tre anni non è che abbia fatto molto: si dice che come un novello Cobain abbia voltato le spalle alla e alla popolarità, che nel suo caso erano legate all'abilità nel combattimento piuttosto che al talento di venirsene fuori con introversi giri di accordi chitarristici, e che abbia buttato via energie, soldi e opportunità. Travis si è perso, insomma, nel momento stesso in cui si è "ritirato" e ha smesso di combattere. A riaccenderlo ci ha pensato qualche pazzo come lui tagliando la testa del suo migliore amico (tale Bishop il proprietario di un negozio di videogiochi) e recapitandogliela dentro casa. Nemmeno a farlo apposta, se c'è una cosa che Travis non sopporta è che venga violata la sua privacy.
Queste sono le premesse narrative di un'avventura che pare una corsa sulle montagne russe del Luna Park più disastrato che ci sia, uno di quelli dove è tutto sporco, arruginito e pericoloso. Il ritmo del gioco batte allo stesso ritmo impazzito del primo capitolo, soprattutto quando si concentra l'attenzione sul sistema di combattimento. Il sistema di combattimento, già che è praticamente immutato pur presentando alcune significative differenze. Armato della sua Beam Katana, una spata laser simile alle lightsaber di "Guerre Stellari", Travis si lancia nella mischia con una foga impressionante. Tuttele mosse d'attacco principali si eseguono premendo il pulsante "A" ma per dare il via ai micidiali colpi finali vengono tirati in ballo anche i sensori di movimento del telecomando Wii: niente di troppo complesso, sia chiaro, giusto cose come un fendente da destra verso sinistra per decapitare un teppistello piuttosto che l'altro. Nella loro estrema simplicità, le mosse finali riescono comunque a risultare esaltanti e appaganti, soprattutto se si vanta una personalità schizofrenica che è tutta un programma. I sensori di movimento tornano utili anche per eseguire le mosse di wresling, un'altra delle tante passioni di Travis: la sensazione è che i supplex rovesciati siano ancora più micidiali che in passato e, quindi, viene naturale abusarne per liberarsi degli avversari più ostici. Non sto parlando dei boss (non ancora, per lo meno), ma comunque di gentaglia messa male: avete presente gli incappucciati armati di Resident Evil 4? Ecco, in Desperate Struggle avrete modo di combattere contro dei loro parenti alla lontana. Gli sontri più formidabili, comunque, restano quelli contro i boss, ovvero quelli contro gli assassini della UUA. Droidi impazziti, ragazze tutte spigoli, samurai armati fino ai denti, rapper robotici e compagnia danzante sono solo alcuni esempi di quello che vi aspetta a Santa Destroy e dintorni. Se vi piaccono le sorprese, sotto questo punto di vista Desperate Struggle vi sconvolgerà.
Le unice differenze significative nel sistema di combattimento sono quindi legate alle nuove armi a disposizione di Travis e, soprattutto, alla modalità Dark Side. I combattimenti di No More Heroes 2, insomma, sono senza dubbio accostabili al primo episodio. Lo stesso discorso si potrebbe fare per la struttura di gioco generale, che prevede una scaletta fatta di lavoretti (per guadagnare denaro), di scemissimi diversivi e di brillanti filmati tesi a raccontare cosa accade a Travis e a chi gli orbita attorno. E chi gli orbita attorno, oltre ai criminali che vi ho accennato? Tanto per cominciare c'è Sylvia, sempre più sexy e sempre più perversa, e poi ci sono Henry e Shinobu. Una sorpresa, rispetto al primo episodio, la si trova nell'abbandono delle dinamiche tipiche del free roaming. Girare per Santa Destroy nel primo No More Heroes era tutto tranne che divertente, lo sappiamo bene, e così Suda51 ha pensato bene di sistemare le missioni secondarie, i lavoretti e le risse organizzate dalla UUA in un comodo menù. Si esce di casa, si seleziona una voce piuttosto che l'altra e poi, dopo pochi secondi ci si ritrova a combattere o a sudare in palestra nel tentativo di metter su muscoli. Questo sistema è senza dubbio rapido, veloce e funzionale, ma a dirla tutta non è che sia poi troppo "spassoso". Qualcuno, ne sono certo, arriverà addirittura a rimpiangere le disastrate sezioni stile GTA del primo capitolo.
A rendere speciale No More Heroes 2, come accennato in apertura, è lo stile di Suda51. Questa nuova avventura è un frullatone dell'immaginario di questo talentuoso e carismatico game designer (o director, o quello che capita). Non si contano i riferimenti al wrestling, tanto per cominciare, o quelli alla saga di "Guerre Stellari". E poi ci sono i mech giapponesi, il J-Pop e l'indie rock, ingenui tentativi di abbattere la "quarta parete" e decine di altri riferimenti ad altri videogiochi come Resident Evil 4 e Metal Gear Solid. E non è finita, perchè questo beverone è pure violento come i peggiori film splatter di serie B, con litri e litri di sangue buttati sullo schermo. Dopo un bicchierone di questo intruglio ci si ritrova con la testa che gira e lo stomaco sottosopra, mentre il cuore batte impazzito al ritmo di una colonna sonora spesso cattiva, melodica e ingenua al tempo stesso. Il cuore, ovvio, batte impazzito anche perchè giocare a No More Heroes 2, se non si opta per il livello di difficoltà più basso o per il Controller Tradizionale, è faticoso. E' faticoso per le braccia, perchè eseguire quindici o venti mosse di wrestling di fila è roba per Hulk Hogan, ed è faticoso perchè certi combattimenti sembrano non finire mai. Prima di arrivare allo scontro con uno dei killer in classifica ci si trova insomma ad affrontare risse che durano anche una decina di minuti: quando il matrimonio tra l'affilato sistema di combattimento e la rabbiosa colonna sonora funziona, questi dieci minuti semrbano volare via, ma quando la scenografia non è particolarmente ispirata, quando il brano musicale è un po' spento o quando il regista virtuale perde l'orientamento, allora Desperate Struggle inizia a girare a vuoto e lascia spazio ad alcuni desolanti momenti si scoramento. Non capita spesso, però, giusto un paio di volte nelle sei, sette ore che servono per riportare Travis sul tetto del mondo. O, meglio, sul tetto del mondo di Suda51.