“A poco a poco... Ti stai lasciando diventare... Tyler Durden!” - Fight Club
Parlare di un finale del genere, non è di certo facile. Penso che le polemiche siano scaturite principalmente dal fatto che nessuno (o quasi) si aspettava un colpo di scena del genere. Inoltre, il gioco è arrivato carico di aspettative, con tutto quello che ne può comportare. Senza contare che la trama in generale, presenta qualche buco narrativo e alcune scelte non proprio felici. Eppure a fronte dei difetti, a me il gioco è piaciuto molto. Trama compresa. Giuro che non mi aspettavo un finale così. Ripensandoci, tutto il gioco e perfino i trailer lanciati nel 2014, sono pieni di indizi. O almeno, ci ho fatto caso solo ora. Dicevo, il finale e la trama, nel suo complesso, mi sono piaciuti. Il finale ha infatti, un alto valore simbolico.
Big Boss è una leggenda. Tutti ambiscono a riviverne le gesta. Ma una leggenda è tale, solo se viene coltivata dai suoi adepti. Altrimenti, cessa d'esistere. La leggenda di Big Boss, o almeno una parte di essa, è frutto di coloro che l'alimentano. Che finiscono per desiderare di diventare come colui che l'ha creata. Di essere grandi, di lasciare un segno nella storia. Il finale di MGS V permette di prendere parte a quella leggenda. Non come spettatori, ma da protagonisti. Ed è ciò che avviene. Ma essere Big Boss, diventare Naked Snake ha il suo prezzo da pagare: la perdita della propria identità.
Ed è ciò che Ahab, il nostro avatar, decide di fare. A differenza di Raiden che in MGS 2, rifiuta tale compito, perché dotato di una volontà propria, Venom Snake decide di annullarsi diventando Big Boss, il mercenario che aveva sempre voluto essere. O meglio, che il giocatore avrebbe voluto impersonare. Finale a dir poco geniale, che riesce a rompere la cosidetta “quarta parete”. Kojima ci aveva sempre provato in precedenza, sopratutto in MGS2. Ma qui l'effetto è ancora più amplificato. Nonché decisamente ben riuscito.
Ma MGS V TPP, non è solo questo. Come gli altri titoli della saga prima di lui, serve a l'autore per veicolare messaggi ben precisi. Uno dei più sentiti, è sicuramente l'uso del linguaggio in funzione alla società in cui si nasce e si vive (ossia quella che finisce per diventare le vera patria) e la perdita d'identità che ne deriva dal suo annichilimento. Che è simile, sia negli intenti, che nella pratica ad una delle peggiori barbarie perpetrate dall'uomo: la pulizia etnica.
Purtroppo però, la trama pecca in alcuni punti. Innanzitutto alcuni fatti non vengono trattati e spiegati nella giusta maniera. Esempio lampante, è la side-story dei bambini soldato, le cui vicende s'intrecciano con quelle di Eli, ossia il futuro Liquid Snake. Tutta la sotto trama è trattata in modo piuttosto banale, mentre il finale della side-story di Eli lascia spazio a tanti dubbi e a poche certezze. Il senso d'incompiuto in questo caso è veramente forte.
Forse l'autore non ha avuto il tempo necessario per svilupparla. Forse, il tema preso in esame era troppo “caldo” (oserei dire “bollente”), per essere trattato con cura in un videogioco. E' un peccato, perché la suddetta tematica, è sempre stata sfiorata da Kojima all'interno di MGS, senza mai essere approfondita a dovere. Speravo fosse la volta buona, ma non è stato così.
Anche la narrazione degli eventi diventa claudicante ad un certo punto. La parte riguardante il vero finale, sembra buttata lì, quasi a caso. Manca un “crescendo”, ossia tutta la fase “preparatoria”, che di solito dipana gli event,i portandoli al culmine finale. Le missioni “substance”, “extreme” e “total stealth”, non sono altro che missioni chiave del gioco, ma difficoltà maggiore, senza peraltro aggiungere nulla ai fatti già narrati. Insomma, sembrano messe lì per allungare il brodo e basta. Cosa di cui il gioco non ha affatto bisogno. Si sarebbe potuto optare per un minor numero di side-ops e di missioni principali, includendone alcune che aprivano la strada alla parte finale, creando il pathos emotivo, che un gioco del genere dovrebbe avere.
Comunque, come ho già detto in precedenza, il gioco mi è comunque piaciuto molto. E' una pietra miliare: il dispiacere maggiore è dato più dal fatto che giochi del genere, probabilmente, ne vedremo sempre meno, più che dalla sua presunta o reale incompiutezza.