Dark Souls Remastered

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[RECENSIONE] Dark Souls: Remastered

“THUS BEGAN THE AGE OF FIRE. BUT SOON, THE FLAMES WILL FADE, AND ONLY DARK WILL REMAIN”

Che Dark Souls sia diventato una pietra miliare è un dato di fatto. Uscito nel 2011 su PS3 e Xbox 360 (un anno dopo su PC grazie ad una petizione dei fan) in un’epoca in cui l’”accessibilità”, il “cinematografico” e il “realismo” rappresentano il trend, Hidetaka Miyazaki e From Software sono riusciti a conquistare un numero sempre crescente di appassionati proponendo un action RPG dalla difficoltà superiore alla media, una narrazione del mondo di gioco silenziosa e, soprattutto, un level design fuori scala; probabilmente senza volerlo, Dark Souls ha quindi contribuito a creare un vero e proprio nuovo genere videoludico (il “Souls-like”) e molte delle sue meccaniche sono state riprese da altri sviluppatori. A distanza di sette anni, eccoci dunque a recensire Dark Souls: Remastered, versione realizzata dai ragazzi di QLOC (famosi per aver lavorato alle rimasterizzazioni di DMC: Devil May Cry e Dragon’s Dogma: Dark Arisen); vale ancora la pena tornare ad affrontare i pericoli di Lordran?

Sì.

Sì, perché ogni nuova partita può essere affrontata in modi completamente diversi da quella precedente: si può personalizzare a proprio piacimento le statistiche del “chosen undead” e quindi è possibile vestire i panni di un guerriero, un mago, un chierico,… persino andare in giro per la mappa completamente nudi armati solamente di una mazza senza mai effettuare un level up. Non mancano poi le armi: ce ne sono tantissime e di diverse tipologie tra cui scegliere, tutte con dei moveset squisitamente arcade che permettono di approcciarsi ai nemici in maniera differente.

Dal punto di vista del gameplay, dunque, Dark Souls: Remastered è rimasto lo stesso, ma sono stati effettuati tre cambiamenti che vanno a migliorare l’esperienza di gioco: ora è infatti possibile modificare i tasti a proprio piacimento, gestire i patti dai falò e, soprattutto, utilizzare più copie dello stesso oggetto contemporaneamente.

E’ invece parlando del lato tecnico che troviamo le principali differenze. Dark Souls: Remastered offre i 60 fps costanti su tutte le piattaforme e in qualsiasi area del gioco (sì, anche a Blighttown!) garantendo quindi una maggior fluidità e comandi più reattivi. E’ stato implementato anche un nuovo sistema di illuminazione in grado di offrire ombre dinamiche e gestire meglio i riflessi. Si tratta sicuramente di un’aggiunta gradita, ma dobbiamo però ammettere che causa qualche problemino dal punto di vista visivo: capita infatti che, a volte, alcune aree risultino più scure o più sature di quello che dovrebbero in realtà essere.

Il difetto maggiore di Dark Souls: Remastered è da riscontrarsi però nelle texture che non sono state aggiornate, non del tutto almeno: se da un lato alcune sono molto nitide, altre risultano abbastanza slavate (come del resto lo erano quelle della versione originale) e la pulizia grafica è data solamente dall’aumento della risoluzione che è ora di 1080p (4K upscalato su PS4 Pro e Xbox One X). Un vero peccato perché, di contro, alcuni effetti grafici (ad esempio il fuoco, l’erba che si muove al vento e gli sprite delle anime) sono stati completamente rivisti e stonano un po’ con l’ambiente circostante.

L’elemento su cui QLOC ha lavorato maggiormente è però l’online. I server sono ora dedicati e il numero massimo di persone connesse contemporaneamente passa da 4 a 6 (host più tre aiutanti contro tre nemici); è stato inoltre inserito un sistema di matchmaking tramite password (mutuato da Dark Souls 3) che permette di evocare un amico e fare della “jolly cooperation” anche in caso di disparità dei livelli dei personaggi che verranno adattati a quello dell’host. Durante le sessioni PvP sono stati disabilitati gli oggetti di cura e ora si possono utilizzare solamente le Fiaschette Estus (la metà di quelle che abbiamo normalmente nell’inventario) ed è stata introdotta una modalità Arena che permette scontri 3vs3 e deathmatch a 6 giocatori. Dobbiamo però segnalare che il problema dell’abuso di alcune tecniche utilizzate in passato quali il “backstab chaining” e il “reverse roll” non è stato risolto.

Oggi come sette anni fa, esplorare le terre di Lordran è sempre un piacere grazie al suo solido gameplay e al suo level design eccezionale. Dark Souls si conferma essere ancora una volta uno dei migliori giochi della scorsa generazione, nonché una vera e propria pietra miliare dell’industria, ma è anche vero che questa rimasterizzazione rende giustizia all’opera originale solo in parte e ci saremmo aspettati qualcosa in più da una riproposizione di un titolo così importante. Se da un lato abbiamo infatti un frame-rate fisso a 60fps e un online rinnovato, dall’altro abbiamo molte texture in bassa risoluzione e un sistema di illuminazione non sempre ottimale.

Vale quindi la pena acquistare Dark Souls: Remastered? La risposta è simile per qualsiasi operazione di questo tipo. Se non lo avete mai giocato e magari vi siete già avvicinati al franchise con i capitoli più recenti allora non ve ne pentirete; se invece siete dei veterani, dipende, tutto sta nel fatto se volete rigiocare lo stesso titolo, ma con un online migliorato… A meno che non siate possessori di Nintendo Switch (questa versione sarà realizzata da Virtuos e uscirà in estate) e quindi abbiate voglia di giocarci in modalità portatile.

Il Buono

  • E’ Dark Souls, uno dei migliori giochi della scorsa generazione
  • 60fps fissi (anche a Blighttown)
  • Online aggiornato
  • L’espansione “Artorias of the Abyss” è inclusa

Il Cattivo

  • Alcune texture in bassa risoluzione
  • Si poteva fare qualcosa in più dal punto di vista tecnico
7.5

Scritto da: Andrea "lordfener91" Dugoni

Laureato in Economia Europea, scrive News e Recensioni per passione e videogioca nei pochi momenti liberi. E’ un grandissimo amante del franchise di Star Wars (soprattutto di tutto ciò che riguarda l'Universo Espanso, Canon o Legends che sia) e si chiede se un giorno riuscirà mai a finire di leggere tutti gli innumerevoli romanzi e fumetti ambientati "tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana" usciti dagli anni ’70 ad oggi. Stalkeratelo sul Twitter: @lordfener91

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