Essere o non essere uno spin-off?
Aahhh, dura la vita da spin-off. Saghe come quella di Battlefield godono di una struttura e di una fan base così solida che anche per uno spin-off il successo economico non dovrebbe essere poi così difficile da raggiungere. Ma se parliamo di qualità… il discorso si fa molto più delicato. Battlefield Hardline è un capitolo di transizione, e di un genere che esperimenti ormai non ne consente poi molti, quindi già a parole è difficile immaginare quanto possa offrire di diverso un capitolo di questo tipo. Saper trovare il giusto equilibrio tra “il già visto” e qualche piccola novità intrigante è forse l’aspetto più problematico da curare in produzioni prettamente commerciali con nel caso di Battlefield Hardline. E poi, parliamoci chiaro, il nuovo Battlefield è già in sviluppo, non serve un comunicato ufficiale per darcene notizia, quindi bisogna anche tenere conto che le novità più grosse e importanti non potevano di certo sbarcare in uno spin-off, se non a livello piuttosto marginale in vista di una possibile evoluzione in caso di risposta positiva da parte degli utenti.
Ma se trovare quell’equilibrio accennato poco sopra poteva essere un obiettivo complicato da raggiungere, bisogna ammettere che Visceral Games è andata molto vicina al centro del bersaglio. Non sto parlando di un Battlefield Hardline senza difetti, anzi tutt’altro, ma di un gioco che cambia particolarmente rispetto ai canoni della saga principale… e ben vengano questi esperimenti! Se uno spin-off deve uscire, perché è difficile rinunciare alla massa di giocatori che smuove ogni anno la serie Battlefield, tanto vale fare le cose come si deve e offrire qualcosa diverso, consci anche del fatto che può non piacere (come descriveranno le righe successive della recensione), ma altrettanto pronti a rimandare al mittente le critiche della serie “E’ sempre la stessa identica roba”.
Nicholas Gonzalez e Alexandra Daddario sono due degli attori che si sono prestati al motion capture per la campagna single player.
Chiaramente, ciò che viene proposto in una veste maggiormente nuova è la campagna single player, incentrata sul personaggio di Nicholas Mendoza, inizialmente presentato come un poliziotto corrotto durante il classico trasporto di detenuti sopra un bus delle forze dell’ordine. Tuttavia l’input iniziale si colloca, a livello temporale, a metà dell’intera campagna, visto che durante i 10 episodi che la compongono seguiremo gli eventi pre e post arresto di Nick. L’argomento principale, costituito principalmente da un caso di droga e conseguente corruzione da parte di alcuni membri del distretto, è proprio una delle differenze rispetto ai capitoli passati, considerando il taglio poliziesco su cui Battlefield Hardline fa affidamento, al contrario del tipico scenario militare utilizzato più e più volte. Qualitativamente non siamo di fronte ad una sceneggiatura da ricordare, i colpi di scena praticamente sono inesistenti o poco interessanti, e comunque tutto l’intreccio non si distingue dai cliché che la scena cinematografica e letteraria hanno costruito nel tempo, ma nel complesso la storia è godibile nella sua limitatezza.
Ciò che è invece importante da sottolineare è l’effetto che questo tipo di setting porta al gameplay, non più circoscritto a sparatorie ed esplosioni da capogiro. Anzi, Battlefield Hardline è impostato per essere giocato più in stealth che action, nonostante la seconda ipotesi sia comunque praticabile, anche se non in modo soddisfacente come nei capitoli precedenti. La scelta di farci impersonare un poliziotto porta con sé la meccanica degli arresti, così implementata: ad una breve distanza dai nemici basterà estrarre il distintivo (tramite la pressione del dorsale sinistro) per immobilizzare i nemici e procedere con l’arresto (sempre con la pressione di un tasto) per ognuno di essi, fino ad un massimo di tre. Nel corso di questo procedimento dovrete continuamente tenere sotto tiro tutti i criminali che avete fermato, spostando la mira dall’uno all’altro per far sì che nessuno tenti di estrarre l’arma e contrattaccare. Una soluzione nuova e che in un certo senso funziona, perché comunque bisogna chiudere un occhio di fronte al fatto che nonostante le urla “Mani dietro la testa!” nessun’altra guardia batta ciglio, ma nel complesso dona quella freschezza in più al gameplay per potersi distinguere.
A spezzare il ritmo della campagna non manca qualche tratto più movimentato a bordo di veicoli.
Naturalmente resta il problema di doversi avvicinare ai nemici per poter effettuare l’arresto, quindi è buona cosa sfruttare tutte le coperture disponibili nell’ambiente circostante ed aggirare i nemici studiandone il percorso di pattuglia. A rendere le cose anche più semplici ci pensa lo scanner, con cui potrete marcare tutti i criminali per poi seguirli anche attraverso le pareti come se fosse una visione calorifera. E purtroppo, indirettamente, anche l’Intelligenza Artificiale molte volte rende la vita più facile, con una serie di difetti che condizionano non poco la valutazione complessiva del gameplay. Le guardie “vantano” un ormai superato sistema a coni visivi ben segnalati sul radar, quindi per la maggior parte delle azioni è facile prendere le necessarie contromisure. E purtroppo Nick è anche fornito di una quantità infinita di bossoli da poter lanciare a terra in modo da attirarle ovunque, altro grosso limite del gameplay. Va anche detto che la “questione coni” si è scontrata palesemente con il level design delle missioni, tutte volutamente ambientate in location ridotte come stanze e piccoli edifici, perciò è difficile immaginare una progressione stealth in pochi metri quadrati con guardie più sveglie. Ne è uscito un compromesso, che comunque intrattiene senza troppi problemi per chi si sa accontentare.
L’alternativa di giocarsi la campagna in modalità prevalentemente shooting non la consiglierei affatto, pur conservando un discreto divertimento non si può non notare come i difetti siano comunque presenti. I primi due che vengono in mente riguardano le meccaniche di gioco, con un ambiente circostante poco sfruttabile (al massimo con qualche esplosivo da far saltare) e la sbirciata fuori dalla copertura. Una volta dietro un riparo è infatti possibile sbirciare lateralmente o sopra la copertura utilizzando il grilletto sinistro, quindi lo stesso del mirino, cosa che funziona bene una volta ogni tre, il resto del tempo non è altro che un impedimento fastidioso. E poi non poteva mancare qualche defezione nell’IA, che stavolta si comporta abbastanza bene in occasione di sporadici aggiramenti verso la vostra posizione, ma che per il resto dimostra guardie sprezzanti del pericolo e spesso vaganti senza copertura. L’ultimo, ma non meno importante, difetto di questo tipo di approccio è la longevità, dalle stelle alle stalle. Le circa 8-9 ore spese in stealth mode (comunque cercando anche i vari collezionabili sparsi per i livelli) si sono ridotte drasticamente della metà nel riprendere le comuni meccaniche da fps, nonostante inoltre l’incremento della difficoltà di gioco.
Con lo scanner, in altro a sinistra, vedrete una sorta di bussola che facilita enormemente le cose nella ricerca delle prove (i collezionabili della campagna).
Nel multiplayer, ovviamente, Battlefield Hardline è più conservativo, ma si può comunque constatare un gameplay più action del solito, più in linea con la concorrenza di casa Activision. Anche perché le nove mappe, spesso di medie dimensioni, spingono verso uno stile più frenetico, dove l’azione si concentra nelle solite zone tendendo a rendere deserte le parti più laterali. L’assortimento di ambientazioni è comunque buono, level design compreso, anche se per alcune modalità di gioco certe mappe non si dimostrano completamente adatte. Il caso di molti respawn a due metri dal nemico durante i Deathmatch ne è l’esempio lampante, e voler infilare troppi giocatori in una mappa di piccole dimensioni ne è la causa. E a proposito di modalità, scorrendo la lista, è inevitabile la lacrimuccia nel non trovare Corsa, probabilmente proprio a causa della scelta di questo stampo più frenetico e in spazi più ristretti. D’altro canto i Visceral Games hanno comunque messo insieme un buon pacchetto di modalità, alcune anche molto azzeccate come le nuove Rapina e Soldi Sporchi. Nella prima, alternandosi tra attacco e difesa, i giocatori dovranno rubare/difendere due sacchi di soldi dagli avversari, mentre in Soldi sporchi ogni schieramento dovrà recuperare denaro dal grande deposito centrale per portarlo in quello alla propria base, stando attendo a non farselo saccheggiare dal nemico. La lista si completa infine con Deathmatch a squadre, Conquista, Corto circuito (basata sull’utilizzo dei veicoli), Salvataggio (senza rientri e con due ostaggi da salvare/tenere in custodia) e Crosshair (un poliziotto farà da VIP e dovrà essere scortato).
Le meccaniche di personalizzazione e level up non hanno subito grandi cambiamenti, con classi che cambiano nome ma rispecchiano le quattro varianti tipiche della serie. Armi, equipaggiamenti e gadget vengono sempre sbloccati in vari modi, dall’accumulo di esperienza nelle classi allo sblocco di assegnazioni basate su obiettivi da portare a termine in battaglia, fino ad arrivare al semplicissimo acquisto tramite la moneta di gioco. Le possibilità sono numerosissime, tanto che (e ormai è una tradizione) anche in quest’ultimo capitolo la navigazione tra i menu di personalizzazione non è tra le più user friendly possibili.
Tecnicamente Battlefield Hardline non fa grossi passi avanti, si conferma comunque su buonissimi livelli di distruttività, effetti ambientali e animazioni facciali, con attori in carne ed ossa sottoposti al motion capture per interpretare i personaggi della campagna. Sicuramente si poteva fare di più, ma già al livello attuale non c’è niente che possa dar fastidio, tranne forse qualche compenetrazione riscontrata tra i nemici durante il single player. Buoni risultati anche per la stabilità del multiplayer, che al contrario delle prime voci non ha dimostrato nessun problema durante questa prima settimana di gioco. Sempre ottimi anche gli effetti sonori, non male le voci dei personaggi e per finire va segnalata una colonna sonora che potrebbe dividere il pubblico. La scanzonata impressione del sottoscritto? Troppo tamarra.
Veicoli sempre presenti nel multiplayer: auto, moto, SUV ed elicotteri a vostra disposizione.
Battlefield Hardline rende giustizia a ciò che deve essere uno spin-off, ossia un capitolo sì legato ai tratti distintivi della serie principale, ma allo stesso tempo in grado di offrire qualcosa di diverso senza troppe pretese. L’introduzione di nuove meccaniche volte principalmente ad un approccio stealth e un multiplayer paradossalmente più action del solito confermano la definizione di spin-off data in precedenza, ma dimostrano anche difetti più o meno importanti che non possono permettere un giudizio estremamente lusinghiero. E’ un buon gioco, da consigliare, sicuramente non a prezzo pieno, soprattutto a chi pensa di poter apprezzare le meccaniche proposte per il single player.
Il Buono
- Campagna single player diversa dal solito
- Nuove modalità multiplayer convincenti
Il Cattivo
- IA poco realistica
- Campagna brevissima se giocata con approccio shooting
- Graficamente conservativo




