Assassin’s Creed Odyssey

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[RECENSIONE] Assassin’s Creed Odyssey

“NARRAMI, O MUSA, DELL’EROE MULTIFORME, CHE TANTO VAGO’…”

Quando all’E3 di quest’anno Ubisoft ha annunciato Assassin’s Creed Odyssey in molti hanno storto il naso, non tanto per l’effettiva qualità del gioco, quanto piuttosto per il ritorno della pubblicazione a cadenza annuale del brand. C’è però un motivo dietro a questa decisione del publisher: Odyssey è stato sviluppato da Ubisoft Quebec in tre anni (praticamente in contemporanea ad Origins), periodo di tempo necessario per evolvere le basi gettate da Ubisoft Montreal e far compiere al franchise il definitivo passaggio verso il genere degli action RPG open world.

E sì, ci sono riusciti.

Grecia, 431 a.C. (ben 400 anni prima rispetto ad AC Origins e, quindi, la nascita degli Assassini). La guerra civile tra Sparta e Atene imperversa e quel legame tra le due città-stato nato in passato per contrastare l’avanzata dell’impero persiano ormai è solo un ricordo e re Leonida e il suo sacrificio per sconfiggere Serse nella battaglia delle Termopili è diventato leggenda.

All’inizio del gioco Layla Hassan (Assassina, nonché ex impiegata dell’Abstergo che abbiamo imparato a conoscere in AC Origins) recupera la punta della lancia di Leonida (dal punto di vista del gameplay sostituisce la lama celata), antico manufatto di origine Isu appartenuto allo stesso re di Sparta poi passato nelle mani di un suo discendente su cui è presente, appunto, il DNA di due persone: Alexios e Kassandra, fratello e sorella. Ed è proprio qui che iniziano a mostrarsi le principali differenze rispetto ai capitoli precedenti: al giocatore viene data la possibilità di decidere quale personaggio interpretare. La scelta che andremo a compiere non cambierà nulla a livello di trama e l’altro personaggio apparirà nel gioco come NPC; è bene però specificare che, stando al team di sviluppo e al romanzo tratto dal gioco, la protagonista canonica è Kassandra.

Sebbene Kassandra sia la protagonista canonica, tra i due personaggi non ci sono differenze.

Scampata alla morte da bambina e abbandonata dai propri genitori a causa delle dure leggi spartane, Kassandra è una “Misthios”, una mercenaria che viene chiamata a percorrere un lungo viaggio per ritrovare sé stessa. A questa si collegheranno in seguito altre due storyline: una legata al Culto di Cosmos (una misteriosa setta intenzionata a dominare la Grecia traendo profitto dalla guerra tra Sparta e Atene) che ci terrà impegnati fino all’end game e una inerente alla Prima Civilizzazione; purtroppo però quest’ultima – a nostro avviso la parte più interessante del lotto, nonché vero legame con gli altri giochi del franchise – risulta essere troppo poco esplorata e ne avremmo voluto di più, così come i segmenti nel presente che rimangono, purtroppo, appena abbozzati, in linea a quanto visto in AC Origins. Nel complesso infatti possiamo dire che la trama è probabilmente l’unico vero difetto di Assassin’s Creed Odyssey che non “cattura” come dovrebbe, complice – in parte – alche il fatto di essere abbastanza frammentata per tutta la durata del gioco. Come nel capitolo precedente, dovremo necessariamente portare a termine svariate attività secondarie al fine di raggiungere il livello consigliato per le missioni in quanto sarà sufficiente essere leggermente più deboli dei nemici per venire uccisi. A venire parzialmente incontro alla narrazione ci pensa il nuovo sistema di dialoghi a scelta multipla: si tratta di una graditissima aggiunta grazie alla quale potremo raggiungere nove variazioni del finale dell’avventura e che aggiunge profondità alle missioni (soprattutto quelle secondarie, rendendole quindi migliori rispetto a quelle di Origins). Purtroppo però a volte capita che il dialogo pronunciato dal protagonista non corrisponda pienamente a quello che abbiamo selezionato in quanto mancano dei simboli (ce ne sono solamente tre: diplomazia, aggressività e flirt, grazie al quale potremo avere relazioni sentimentali, anche con personaggi del nostro stesso sesso) che ne specifichino l’interpretazione. Un vero peccato, perché sarebbe bastato un minimo di cura in più per aumentare ancora di più il coinvolgimento del giocatore.

Da sempre le location ricreate da Ubisoft sono le vere e proprie protagoniste dei vari Assassin’s Creed e Odyssey non fa eccezione, anzi, probabilmente sotto questo punto di vista è il più curato dell’intero brand. L’antica Grecia è semplicemente meravigliosa, viva e immensa (circa il 60% più grande dell’Egitto di Origins): che sia mentre camminerete, mentre starete scalando una statua raffigurante una divinità o un monumento storico, oppure mentre solcherete i mari, vi troverete senz’altro a fermarvi per ammirare il paesaggio ed utilizzare la modalità foto per immortalare il momento. L’ambientazione è stata valorizzata anche grazie ad una nuova aggiunta: la modalità esplorazione. Selezionandola dal menu opzioni, sarà possibile giocare l’intera avventura senza alcuna indicazione a schermo su dove dobbiamo andare: compito del giocatore sarà quello di orientarsi grazie agli indizi che riceverà dagli NPC (sempre abbastanza precisi) e, una volta nei pressi dell’obiettivo, comparirà l’avviso di chiamare l’aquila Icaro che lo individuerà. Inutile sottolineare che questa modalità può essere disattivata in qualsiasi momento e che è possibile giocare il titolo anche in modo tradizionale.

Il combat system (insieme all’ambientazione) è uno dei punti di forza del gioco.

E’ anche dal punto di vista del gameplay che Assassin’s Creed Odyssey dà il meglio di sé. Il rinnovato combat system implementato in Origins ha subito un ulteriore miglioramento: via gli scudi, ora si potrà solamente schivare e deflettere i colpi degli avversari premendo al momento giusto i due tasti dorsali, rendendo quindi gli scontri più frenetici e dinamici (il framerate della versione da noi testata – PS4 standard – rimane quasi sempre inchiodato ai 30 fps, con sporadici cali). Non manca poi la possibilità di sbloccare abilità attive e passive di tre classi differenti (cacciatore, assassino e guerriero) e di scegliere tra una vasta gamma di armature e armi, tutte con caratteristiche uniche che ci faranno approcciare agli scontri nel modo che preferiamo. Peccato però che il tutto venga in parte rovinato da un’intelligenza artificiale non soddisfacente e, come in Origins, i nemici saranno facilmente aggirabili in quanto possiedono dei pattern fin troppo basici. Ad ovviare leggermente a questa problematica ci pensano i mercenari (una variante dei Phylakes di Origins): ogniqualvolta uccideremo qualcuno o compiremo dei furti (sì, ora rubare qualsiasi cosa vi capiti a tiro avrà un prezzo se verrete scoperti dagli NPC) si riempirà un’apposita barra e i mercenari si metteranno subito sulle nostre tracce. Generalmente più forti e aggressivi rispetto ai nemici comuni, potremo ucciderli ottenendo bonus per il nostro personaggio (sconti dal fabbro, loot migliori, riduzione delle risorse necessarie per i potenziamenti,…) oppure evitare lo scontro e pagare la taglia che incombe sulla nostra testa con del denaro. Un’altra novità è da riscontrarsi nelle battaglie di conquista: ogni zona della Grecia sarà sotto il dominio spartano o ateniese e noi dovremo scegliere da che parte schierarci prendendo parte a questi combattimenti campali in cui dovremo uccidere schiere di nemici, ma prima sarà necessario abbassare il livello della potenza della nazione uccidendo i capitani, eliminando le loro guarnigioni e bruciando le loro scorte. In Assassin’s Creed Odyssey tornano anche i combattimenti navali (in realtà erano presenti in pochissime sezioni anche in Origins) che contribuiscono ad ampliare la varietà del titolo; sarà possibile potenziare la nostra Adrestia e reclutare luogotenenti, ma per forza di cose questa – seppur gradita – componente non riesce a raggiungere la profondità che rivestiva in Black Flag e Rogue.

Maestoso, divertente, immenso. Assassin’s Creed Odyssey raccoglie l’eredità di Origins e compie il definitivo passaggio verso il genere degli action RPG open world. La bellezza dell’ambientazione ellenica, la profondità del combat system e l’enorme quantità di contenuti vi farà immergere in questa odissea per ore ed ore; peccato però per una scrittura non al top che si collega al resto del franchise solamente verso la fine dell’avventura e per un sistema di dialoghi con qualche incertezza che contribuiscono a non far raggiungere al titolo l’eccellenza. Ubisoft ha già dichiarato che nel 2019 Assassin’s Creed sarà in pausa: se gli sviluppatori impiegheranno questo periodo extra per scrivere una storia migliore e affinare le componenti da RPG e se – come sostengono i rumor da anni – il prossimo capitolo sarà ambientato nell’antica Roma, beh… Ci sarà da divertirsi.

Il Buono

  • Passaggio definitivo al genere action RPG open world…
  • L’antica Grecia è meravigliosa
  • Combat system dinamico
  • Tantissime attività da portare a termine

Il Cattivo

  • …Ma alcune componenti, come il sistema dei dialoghi a scelta multipla, andrebbero affinate
  • Storia sotto tono
  • Intelligenza artificiale nemica
8.5

Scritto da: Andrea "lordfener91" Dugoni

Laureato in Economia Europea, scrive News e Recensioni per passione e videogioca nei pochi momenti liberi. E’ un grandissimo amante del franchise di Star Wars (soprattutto di tutto ciò che riguarda l'Universo Espanso, Canon o Legends che sia) e si chiede se un giorno riuscirà mai a finire di leggere tutti gli innumerevoli romanzi e fumetti ambientati "tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana" usciti dagli anni ’70 ad oggi. Stalkeratelo sul Twitter: @lordfener91

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