Creare un sequel di un gioco amato dopo 12 anni è un’impresa titanica. Ricatturare la magia dell’originale integrando tecnologie e design moderni comporta il rischio di snaturare i valori fondamentali che lo hanno reso speciale. Ma è della Capcom degli ultimi anni che parliamo, e Dragon’s Dogma 2 naviga questa sfida con grande abilità. Questo tanto atteso seguito trova costantemente modi per affascinare e intrattenere, anche dopo decine di ore di gioco e trasmette un ineguagliabile senso di avventura e scoperta.
Il bisogno di migliorare uno dei punti meno amati dell’originale, una storia convoluta e poco chiara, vede un sequel che non perde tempo a catapultare il giocatore direttamente nel centro delle lotte di potere politico che fungono da sfondo alla trama. Gli obiettivi saranno più o meno chiari dall’inizio, con una trama che si evolve e funge da motivazione convincente per gli avvenimenti, per poi decollare pienamente verso la fine. Nuovamente prenderete il controllo di un Arisen, un individuo destinato a proteggere il mondo dal drago che gli ha letteralmente strappato il cuore. Ad accompagnarvi, come ogni Arisen che si rispetti, diverse “pedine”, i vostri compagni di squadra che esistono con il solo scopo di aiutarvi a completare la vostra missione. Il ruolo di Arisen è però problematico a Vermund, dove è legato alla famiglia reale e, di conseguenza, al potere e al controllo sulla regione…
La capitale Vernworth, fulcro di molte delle attività, è un luogo pulsante e dinamico. Le bancarelle dei mercanti fiancheggiano le strade, i ricchi quartieri nobili con le loro dimore si scontrano con il brulicare di vita nel distretto popolare, mentre il parco del castello è sorvegliato rigorosamente per difendere i suoi segreti. E gli abitanti di Vernworth non sono semplici comparse: si aggirano tra i viali, fanno acquisti, si occupano delle loro faccende, con vite che finiscono spesso per intrecciarsi con le vostre missioni e compiti secondari. Tutto ciò contribuisce a dare l’impressione che la vita vada avanti indipendentemente dalla vostra presenza, un aspetto che aggiunge ulteriore spessore al mondo di gioco.
Chiaramente, gran parte dell’essenza di Dragon’s Dogma 2 risiede nell’avventurarsi al di là della sicurezza delle mura cittadine, sfidando la natura selvaggia. Il gameplay principale ruota ancora in gran parte attorno al fluido sistema di combattimento action-RPG, uno dei punti di forza dell’originale. Il sistema di Vocazioni ritorna a grande richiesta, offrendo una miriade di modi per affrontare le sfide presentate nel corso dell’avventura. Inizierete con un insieme base di vocazioni che ricalcano gli archetipi tradizionali come Arciere, Mago e Ladro, con altre opzioni che si aprono salendo di livello le classi iniziali. All’interno di ogni classe esiste un’abbondanza di abilità con le armi, abilità principali e potenziamenti tra cui scegliere. I punti classe guadagnati in battaglia vengono utilizzati per sbloccare capacità di combattimento aggiuntive. Una volta sbloccata un’abilità, è disponibile per il resto del gioco. Fortunatamente, non è necessario spendere risorse per scambiare le abilità sbloccate, dando un enorme libertà nel modificare il proprio personaggio.
A rendere l’esperienza ancora più piacevole è il fatto che il combattimento sia, ancora una volta, viscerale ed estremamente fisico, trasformando anche lo scontro più semplice in un’esperienza emozionante. C’è un vero senso di peso e concretezza anche negli attacchi più comuni: le frecce, ad esempio, atterrano con un tonfo soddisfacente, facendo tremare i nemici e interrompendo qualsiasi azione stessero compiendo in quel momento.
Il sistema delle Pedine del gioco originale ritorna in grande stile, permettendoti di creare un compagno d’avventura principale sul quale averete controllo complet. Proprio come per il vostro personaggi, potrete personalizzare il suo aspetto, le ssue Vocazioni, e persino il suo comportamento in battaglia. I miglioramenti apportati al sistema, inoltre, offrono nuovi incentivi a sperimentare con le Pedine di altri giocatori. Scambiare Pawn ad ogni Pietra del Rift, cercando la composizione di squadra ideale e adattandola alle circostanze, si è rivelata una fonte continua di nuove strategie e piccoli ma importanti cambiamenti nel ritmo di gioco, aggiungendo ulteriore valore al forte senso di libertà e scelta che permea quest’ultima fatica Capcom.
Le Pedine sono fondamentali per avere successo contro le terrificanti creature che popolano il mondo. Che si tratti della massa imponente del Minotauro o dei micidiali artigli e del volo agile di un Grifone, Dragon’s Dogma 2 trasforma ogni battaglia in uno scontro disperato per la propria sopravvivenza. Ritorna anche il sistema di “arrampicata” che consente di scalare le bestie più grandi, attaccandole nei loro punti deboli per un approccio tattico che va al di là del mero attacco diretto.
Tutti questi sistemi convergono nelle imponenti battaglie contro i boss. Nemici enormi, con multiple barre di energia che richiedono strategie specifiche per poter essere sconfitti. Spesso sarà necessario un bilanciamento tra attacchi a lungo raggio per menomare parzialmente un nemico e aprire la via per devestanti attacchi melee e viceversa, rendendo la selezione del party un passo fondamentale. E proseguendo nella storia queste battaglie crescono di dimensioni in modo spettacolare.
Sfortunatamente, queste battaglie su larga scala mettono in evidenza chiari problemi di prestazioni sulle console. Tralasciando il limite di 30 fps in una generazione che ci ha abituato alla scelta di frame rate più elevati, i cali di frame rate abbondano per esempio quando diversi incantesimi vengono lanciati allo stesso moment. Si tratta solo di cali momentanei, ma hanno un effetto non indifferente sul gameplay e un chiaro effetto negativo sull’esisto di quelle battaglie.
Ma la parte indubbiamente più impressionate è come tutti questi sistemi riescano a generare automaticamente situazioni incredibili che in altri giochi sarebbero parte della trama ideati dal game designer. Il mondo è vivo e pericoloso e anche la più banale delle missioni è un viaggio rischioso versoi l’ignoto. Dragon’s Dogma II riesce a catturare il senso di avventura più di qualsiasi altro gioco di ruolo. I suoi ritmi sono inebrianti: si inizia radunando il proprio gruppo in città, creando cibo e rifornimenti necessari per il viaggio e potenziando l’equipaggiamento prima di avventurarsi nell’ignoto. Questo processo non diventa mai “vecchio” in virtù dell’inaspettato che vi attende fuori dalla sicurezza del vostro campo.
A contribuire alla creazione di questi momenti ci pensa l’invitante natura del mondo di Dragon’s Dogma II. È enorme, apparentemente quattro volte più grande della mappa dell’originale, ma questa vastità non genera compromessi in termini di densità. Enormi dungeon opzionali sono sparsi per l’intera mappa, rendendo gratificante anche la più insignificante delle escursioni. Rovine punteggiano l’orizzonte, insieme a piccoli accampamenti, grotte e ogni sorta di affascinanti punti di riferimento che supplicano di essere esplorati. Nella maggior parte dei titoli, si liquiderebbero come compiti accessori. Ma in Dragon’s Dogma II, sono parte integrate dell’esperienza.
Dragon’s Dogma 2 si prende il lusso di mantenere mappe e icone ridotte al minimo. Spesso ci si sente come un investigatore, impegnato a interpretare elementi di gioco di ruolo e a ricercare indizi che rivelino la posizione di un personaggio o di un mostro. Quel senso di realizzazione quando si decifrano suggerimenti vaghi è decisamente appagante. Purtroppo, ci sono anche momenti in cui il gioco è forse un po’ troppo avaro con le informazioni, portando a lunghe ricerche infruttuose che finiscono col diventare un po’ noiose, soprattutto considerando la mancanza di opzioni di viaggio rapido che possano alleviare la frustrazione. L’esplorazione attenta è parte integrante del divertimento, ma c’è una linea sottile tra sfida avvincente e perdita di tempo.
Dragon’s Dogma II è destinato a diventare un classico. Capcom non rivoluziona il genere, ma invece trasporta la stessa miscela di esplorazione e combattimenti contro mostri, già affermata nel 2012, nel presnete, aggiungendo un open world capace di generare momenti sorprendenti ad ogni passo, trasformandosi in un vero e proprio simulatore d’avventura. Pesa la mancanza di rifinitura per certi aspetti, forse vittima della sua enorme ambizione, tuttavia sono difetti minori rispeto al quanto di positivo offre il gioco. In un anno già ricco di giochi di ruolo degni di premiazioni, Dragon’s Dogma II merita la massima considerazione.
Recensione a cura di Sacha “Omeganex999” Morgese
Il Buono
- L’open world è un piacere da esplorare
- Il sistema delle pedine è ancora fenomenale
- La vastita di ambienti e mostri è icredibile
- Rigiocabilità altissima grazie alle esperienze uniche che può offrire
Il Cattivo
- Tecnicamente un po’ grezzo
- La mancanza di spostamenti può pesare non poco