OLD GAMERS VS. NEW GAMERS
Ciao a tutti, amici di Coplanet e non, sono Christian Giordano, Christi90 sul forum, e ho l’onere e l’onore di scrivere l’editoriale del mese di Aprile dopo l’ottimo esordio il mese scorso del numero 0 diretto dal nostro Gabriele “gaboman87” Piacente.
Il mese che ci lasciamo alle spalle ci ha regalato alcune perle videoludiche che i miei colleghi hanno brillantemente recensito, tra cui (cliccate sul titolo di vostro interesse): Naissancee, Thief, Hearthstone: Heroes of Warcraft, Metal Gear Solid V: Ground Zeroes, Castelvania: Lords of Shadow 2, Final Fantasy X/X-2 HD Remaster, inFamous Second Son, Yoshi’s New Island e Diablo III: Reaper of Souls. Non dimentichiamo anche l’esperienza vissuta al Mantova Comics & Games 2014, raccontata dal nostro Soldato89, la rubrica Coplanet Retro trattata dal nostro boss gabo, la rubrica Discovery Plus di Max “OminoGiallo” e alcune news “hot” come Batman: Arkham Knight – nuovi dettagli sul gioco, Annunciato Assassin’s Creed 4: Black Flag – Jackdaw Edition, Metal Gear Solid Ground Zeroes ha fatto registrare i peggiori dati di vendita della serie in Giappone e Data di uscita ufficiale per Wolfenstein: The New Order.
E’ già da molto tempo ormai che mi attanaglia il cervello una questione sui videogames, pleonastica dopo l’uscita di remaster vari sulle console current-gen e next-gen: il gameplay e le storyline sono al capolinea? Viviamo ormai in un’era di rivoluzione videoludica. I gamers cresciuti a suon di bit sono sempre meno rispetto a quelli introdotti nel mondo videoludico attraverso le console di settima generazione. Le software house sfornano sempre meno nuovi titoli, affidandosi per lo più a brand già affermati, con uscite a cadenza annuale, che soddisfano una più ampia fetta di pubblico, come una rivista che deve adempiere alle esigenze dei propri abbonati. Se un giorno, per assurdo, dovessi risvegliarmi in un romanzo di Douglas Adams e avessi la possibilità di porre un quesito a Pensiero Profondo, anziché la risposta fondamentale alla domanda sulla vita, l’universo e tutto quanto, gli chiederei: ma il mondo videoludico, per sopravvivere, ha davvero bisogno di questo?
Facciamo un piccolo passo indietro e analizziamo la situazione delle serie di maggiori successo del mondo videoludico: Super Mario Bros., The Legend of Zelda, Metal Gear e molte altre ancora sono resistite tutto questo tempo grazie ad una progettazione alle spalle che richiede anni di dura fatica, nonché un sostanzioso periodo di attesa tra un titolo e l’altro. Questo intervallo di tempo permette al gioco di prendere forma, di avere un’anima, di far crescere hype e di provare emozione soltanto nell’avere quella copia del titolo tra le mani. Altre serie, come Resident Evil, che fine hanno fatto? Stellari all’inizio, poi tradite da un’aumentata frequenza d’uscita e, quindi, una progettazione ridotta all’osso che hanno creato gravi carenze sia a livello di storyline che di gameplay, tralasciando alcune scelte opinabili degli sviluppatori. Ma questo è tutt’altro che un caso isolato. Prendendo in considerazione la saga di Final Fantasy, a cosa è dovuto lo scarso successo degli ultimi titoli? E’ solo un caso che la curva di gradimento abbia subito una flessione in negativo nel momento in cui si sono ridotti gli intervalli d’uscita tra un gioco e un altro? Ai posteri l’ardua sentenza. Ciò che è tangibile è che il videogiocatore medio attuale necessita di un’esperienza cinematografica e reale, senza curarsi del reale contenuto del gioco: cosa mi voleva trasmettere l’autore? Cosa mi resterà di questo gioco una volta che scorreranno i titoli di coda? Quel che manca, quindi, è la coscienza del gioco. E qui che il circolo dei miei pensieri si chiude e torna alla domanda iniziale: è possibile che il gameplay e le storyline siano realmente al capolinea? Perché i produttori si aggrappano a remaster, rimaneggiamenti, porting e chi più ne ha più ne metta per vendere un titolo? Non riesco a pensare che davvero siano finite le idee e che fare un gioco sia solo una questione di business, una rincorsa a chi vende di più. Non posso accettare l’idea che anche l’industria videoludica si adatti a questo periodo storico di spegnimento dei cervelli.
Non è tollerabile che parte dei videogiocatori attuali si riferiscano al sottoscritto proferendo “Ocarina of Time? Che schifo, il volto di quel tipo vestito di verde sembra una di quelle figure geometriche che la mia maestra alle elementari usava durante l’ora di Matematica”. No, ragazzi, qui c’è qualcosa che non va. Manca davvero una cultura di base. Prima di vendere PlayStation4 e Xbox One dovrebbero sottoporre gli acquirenti a un test di attitudine videoludica e in caso di esito negativo rimandarli a Settembre con obbligo di frequenza a corsi di recupero estivi di NES, Commodore e Sega Mega Drive. Per non parlare dei platinatori incalliti, gente che brama per un trofeo/obiettivo che spesso non legge neanche il titolo del gioco, l’importante è che sia facile e veloce. Stanno tutti insieme uccidendo l’anima dei videogiochi, ormai agonizzante, e io sto lentamente morendo insieme ad essa.
Christian “Christi90” Giordano
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